Il Monumento nacque come sepolcro di Erasmo. La base, molto semplice, e gli angeli che l’adornano sono certamente opera di un allievo. Ai lati del piedistallo di trachite a forma di sarcofago, stanno le porte della vita, chiusa, e della morte, dischiusa. Donatello effigiò il condottiero sul suo robusto cavallo di battaglia, che procede al trotto. Erasmo - a capo scoperto e vestito con una robusta armatura quattrocentesca - impugna il bastone del comando e sembra indicare alle truppe i movimenti che dovranno condurle alla vittoria. Il gesto imperioso - lento e misurato - e l’occhio del condottiero, freddo e profondo, esprimono, più che lo slancio dell’eroismo, la ferrea volontà di un carattere indomito ed astuto. Alla vigorosa ma calma movenza del guerriero corrisponde l’andare cadenzato e sicuro dell’animale; cavallo e cavaliere formano un tutt’uno, e il magnifico gruppo si staglia nell’azzurro del cielo, con le sue linee eleganti e insieme imponenti. La testa di Medusa sul pettorale della corazza, i putti musicanti attorno alla cintura, una frangia di piastre metalliche con teste virili presenti anche sui ginocchietti, mostrano che Donatello si è ispirato ai classici modelli dell’antichità. Per il ritratto del volto austero e volitivo del Gattamelata, è probabile che Donatello si sia servito di una medaglia che ritraeva il condottiero di profilo, come usava allora.