Ecco Cosenza: ha un teatro, un collegio, un seminario, scuole secondarie, scuole di mutuo insegnamento, un monte di pietà, una casa per mendichi, una per trovatelli, un orfanotrofio, un ospedale, dei librai, delle stamperie, dei caffè decenti, delle botteghe d'ogni specie, e ben fornite [...]. Patria dei Bruzi fortissimi, prudente e saggia in pace, forte e temuta in guerra, vasta e rinomata. Lo attestano i ruderi antichissimi su cui dormono i secoli, e la voce degli scrittori che sopravvive ai secoli. [...] Con tante grandezze, con tanti onori, meriti che Italiani e stranieri, quanti sono coloro che hanno mente e cuore, ti visitino e a te s'inchinino”.
Capoluogo dell'omonima Provincia della Regione Calabria, Cosenza ha circa 72.000 abitanti, è situata ai piedi della Sila e si estende in una zona verde circondata da sette colli assai suggestivi: Pancrazio, Vetere, Triglio, Guarassano, Venneri, Gramazio, Mussano. La città è bagnata da due fiumi, il Crati e il Busento. Il Busento confluisce nel Crati ai piedi del colle Pancrazio, dove leggenda vuole sia sepolto, con il suo cavallo e immense ricchezze, Alarico, re dei Visigoti arrivato a Cosenza intorno al 410 e ivi morto di malaria.
Il centro abitato è praticamente diviso in due parti dal Busento: da una parte il bel centro storico, testimone di un passato importante, mentre dall'altra si sviluppa la Città nuova, lineare e geometrica. Il più importante monumento cittadino è rappresentato dalla bella Cattedrale, consacrata nel 1222 e soggetta a numerose ricostruzioni durante i secoli. Altrettanto interessanti sono il quattrocentesco Complesso di San Domenico e la gotica Chiesa di San Francesco d'Assisi. Dal centro di Cosenza vecchia, parte il cammino che conduce all'imponente Castello Svevo. Di probabile origine Normanna, il Castello fu rafforzato da Federico II e si trova sulla sommità del Colle Pancrazio: di qui è possibile ammirare un panorama stupendo.
La gastronomia cosentina è ricca di piatti molto suggestivi dai sapori intensi. Ricordiamo: i “Maccheroni alla toranese”, con pezzi di lardo e cipolla; i “Vermicelli alla Sammartinese”, con sugo e formaggio pecorino; le “Sarde alla cetrarese” tipiche della costa tirrenica. I dolci tradizionali sono i “taralli” e i “fichi secchi” ricoperti di cioccolato; i “cuddrurieddri”, ciambelle salate preparate a Natale; i “turdiddri” dolce natalizio, così come le "cassatelle" o "chinulille", ravioletti ripieni di ricotta fresca o marmellata, e i "bocconotti", rotondi e ripieni di marmellata. Dolci tipici pasquali sono invece la "cuzzupa" o "cuculu", i "cannelieri" e i "ginetti". I vini tipici provengono soprattutto dai vigneti del Savuto, del Pollino e dell’Esaro; quelli più rinomati sono l’Esaro rosso e il Moscato di Cosenza.
Cosenza è diversa dalle altre città calabresi. Qui non brillarono le stelle della Magna Grecia. Fu anzi la capitale del loro peggiore nemico, il Bruzio, il centro attorno cui le fiere tribù montanare si raccolsero ogni qualvolta si trattò di respingere l'eccessiva pressione delle colonie greche costiere. Ce lo attestano Plinio e Strabone. Scarsa fu l'influenza bizantina, poiché fin qui arrivava già il vento longobardo da Benevento. Da questa varietà di origini, la città ha sviluppato un carattere proprio, spigliato, evoluto, commerciale e nello stesso contempo intellettuale. Anche la storia della città in molte epoche si è allontanata da quella della restante Calabria [...].
Nelle sue “Memorie”, Casanova osservava acutamente che “Cosenza è una città dove una persona dabbene può divertirsi: ci sono uomini ricchi, nobili titolati, belle donne e persone non prive di cultura”. Più di così ...